A Club Itaca Lecce si era proposta una gita a Brindisi; iI 17 giugno 2023, tra ansia e preoccupazione perché è la prima volta che mi trovo sul treno regionale Lecce – Bari, io, Cinzia ed Emanuele ci siamo incontrati in stazione a Lecce, pronti per partire per quest’avventura. Alla fermata successiva è salita Marina, mentre Emanuela ci aspettava alla stazione di Brindisi. Arrivati sul luogo, con una circolare andiamo al castello Alfonsino. Camminiamo percorrendo un ponte in costruzione, da un lato c’era il porto con delle barche e dall’altro il mare, che con le sue onde schiumose urtava le pietre frangiflutti; nell’aria si respirava la brezza marina. Sulla mia pelle sentivo il calore mite del sole estivo, il paesaggio era molto bello e suggestivo.
Castello Alfonsino
Arriviamo al castello verso le 12.30-13.00 circa, ci attende la guida turistica dell’Associazione Le Colonne di Brindisi, ascoltiamo la storia e le origini del castello brindisino e della città, la cui ricchezza è stata da sempre il porto. Il nome Brindisi deriverebbe, infatti, dalla parola messapica “brunda”, che significa “testa di cervo”. Questo perché il porto di Brindisi è a forma di testa di cervo, con le corna una rivolta a levante e l’altra a ponente. Il castello si trova all’ingresso del porto, posizione strategica per la difesa della città da incursioni nemiche, e si divide in due parti: il castello Alfonsino, parte più antica di questa struttura che ha la forma di un trapezio allungato ed è noto anche come forte a mare; dall’altro lato c’è il vecchio magazzino delle polveri, la cui struttura ricorda una lancia appuntita, che serviva per difendersi dai nemici e proteggersi dalle mareggiate. Ha protetto il castello fino al 2022, poi una mareggiata più forte ne ha buttato giù una sezione. A collegare queste strutture c’è la darsena, una cerniera da cui si gode di un bel panorama marittimo. Il castello all’inizio era senza darsena, ma quando nei secoli successivi fu ampliato con il magazzino delle polveri, si rese necessario realizzare un collegamento, che migliorasse anche la capacità difensiva dalla struttura. La guida turistica ci spiega che il castello nel tempo ha avuto vari nomi: castello alfonsino da Alfonso II, aragonese perché era stato costruito dagli aragonesi; castello di mare per distinguerlo dal castello di terra, e poi castello rosso perché al tramonto la pietra colpita dalla luce assume una colorazione porpora, insolita per una struttura difensiva. Alle 13.50 circa avevamo finito il tour interno ed esterno del castello. Ritorniamo a Brindisi e pranziamo.
Cattedrale di Brindisi
Nel pomeriggio siamo andati nel centro storico, dove c’è la cattedrale di Brindisi, sulla cui facciata principale presenta due statue che mi hanno colpito molto: la statua di San Paolo, che con la luce pomeridiana sembrava fatta di marmo bianco di Carrara e dall’altro lato del portone d’ingresso la statua di San Pietro, anch’essa sembrava fatta in pietra marmorea bianca di Carrara. Quando sono entrata nella cattedrale, di fronte a me con lo sguardo rivolto all’insù, si vedeva entrare una luce da un rosone raffigurante Gesù Cristo risorto con i Santi Pietro e Paolo. Camminando all’interno della chiesa vi sono diverse opere d’arte: una statua del ss. Cuore di Gesù Cristo, il rosone di San Giovanni Battista e una raffigurazione dell’ultima cena.
Museo archeologico provinciale Ribezzo
Entriamo nel Museo Archeologico Provinciale Ribezzo e iniziamo a esplorare l’interno, scatto qualche fotografia dei vari reperti archeologici, a partire dalle scritture antiche incise sui metalli e mi immergo nelle storie delle scoperte archeologiche che ogni reperto racconta. Proseguendo si notano i fittili che sono vasi di terracotta antichi, impreziositi da raffigurazioni o ricoperti di vernice nera brillante, realizzati da artigiani dell’antica Grecia. C’erano contenitori per oli, essenze e profumi, recipienti per preziosi e trucchi o per le cerimonie nuziali, vasi utilizzati nel banchetto per miscelare il vino con l’acqua (crateri), attingere o versare liquidi e per bere. Le collezioni del Museo di Brindisi comprendono anche vasi lucani, apuli e campani. I vasi furono prima modellati a mano, in seguito al tornio lento e infine con il tornio veloce. Le forme principali sono la olla biconica, l’olla e l’olletta a anse sormontanti, la brocca, il cratere e le ciotole a scodelle. Vi erano esposte anche delle maschere in argilla definite antefisse, dal latino antefixa, che erano gli elementi ornamentali collocati a chiusura degli spioventi del tetto. Usciamo dal museo, troviamo una caffetteria nel centro storico di Brindisi e ci sediamo al tavolino. Alle 17.00 eravamo in stazione per salire sul treno regionale di ritorno diretto per Lecce stanchi ma contenti per il tesoro della giornata vissuta insieme.