Lo scrittore Bram Stoker, per scrivere il suo celebre romanzo Dracula, si ispirò a due elementi reali.
Il primo è un personaggio realmente esistito nel 1400: Vlad III, detto l’Impalatore, principe della Valacchia (oggi Romania), conosciuto anche come Draculea, che significa “figlio del diavolo”.
Il secondo elemento è una malattia rara, la protoporfiria eritropoietica, in passato più diffusa a causa dei frequenti matrimoni tra consanguinei, soprattutto tra i nobili. Questa malattia provoca una forte sensibilità alla luce del sole, e si pensa possa aver ispirato alcune caratteristiche del vampiro.
Il cinema ci ha abituati a una figura ben precisa: un uomo di mezza età, pallido, vestito come un nobile dell’Ottocento, che muore alla luce del giorno o con un paletto di frassino conficcato nel cuore.
In realtà, il romanzo presenta molte differenze.
Un romanzo epistolare, ricco di misteri
Il romanzo è costruito come una raccolta epistolare: i fatti e i personaggi vengono conosciuti attraverso lettere, diari, articoli di giornale e telegrammi scambiati tra amici, parenti e conoscenti.
Vengono raccontate le vicende personali di diversi protagonisti, i loro incontri con l’occulto e con fenomeni per loro inspiegabili. L’intreccio è ricco di eventi tragici, misteriosi e carichi di tensione, che mettono a dura prova i personaggi.
Il Conte Dracula in Inghilterra
Il Conte Dracula, abbandonato il suo castello nei Carpazi, si reca in Inghilterra, dove comincia a succhiare il sangue delle donne da lui prescelte, che a loro volta si trasformano in vampire.
Nel racconto è presente anche il famoso Van Helsing, il celebre cacciatore di vampiri, che insieme ai suoi alleati bracca il Conte per distruggerlo. Dopo molte difficoltà e pericoli, Dracula viene ucciso: prima pugnalato alla gola, poi al cuore. Il suo corpo si trasforma in cenere, ed è notte.
Il mio commento
Il racconto mi ha trasmesso, in certi momenti, angoscia ed emozione. Ho provato un forte desiderio di vedere il male sconfitto dagli uomini, ma allo stesso tempo ho sentito una certa compassione per Dracula, perché alla fine è costretto a succhiare sangue per poter sopravvivere.
