Il 10 novembre 2023 abbiamo intervistato Francesco Maggiore, presidente della cooperativa Big Sur, una realtà che si occupa di progetti e campagne di comunicazione per aziende, associazioni e teatri. L’azienda da numerosi anni ha un impatto artistico e folle nel quartiere San Lazzaro. Grazie alla nostra intervista abbiamo fatto un salto nel passato e nell’ideazione del loro progetto e abbiamo compreso l’importanza della comunicazione e del ruolo creativo che ricopre nella città e nel territorio.
Come è nato Big Sur?
Per rispondere a questa domanda devo andare indietro di venticinque anni, forse qualche anno di più. Big Sur nasce dall’esperienza di un’associazione culturale, Sur, fondata da un gruppo di giovani che si incontravano in uno spazio nel centro storico di Lecce per condividere interessi comuni e svolgere attività creative di vario tipo. In quello spazio, che utilizzavamo come laboratorio, abbiamo iniziato a organizzare piccoli eventi di cinema, mostre di fotografia e feste che hanno dato vita a un luogo di aggregazione e di libera sperimentazione. Ognuno di noi aveva delle competenze, io mi occupavo di grafica e di progetti sociali, Sergio Quarta era fotografo, Efrem Barrotta frequentava l’Istituto d’Arte, Paolo Pisanelli studiava cinematografia a Roma. Perciò oltre alle attività per l’associazione tutti portavamo avanti una nostra ricerca personale.
Poi sono iniziate ad arrivare le prime commissioni da parte di realtà che si occupavano di cultura e avevano bisogno di comunicare. Uno dei primi nostri clienti sono stati i Cantieri Teatrali Koreja, oggi diventato un presidio culturale della città, oltre che Centro di Produzione teatrale riconosciuto dal MiBACT e Teatro Stabile d’Innovazione.
E con il tempo altre realtà hanno iniziato a chiederci di progettare la loro identità visiva o di comunicare le loro attività. Così abbiamo fondato una cooperativa e abbiamo creato una struttura più organizzata trasformando quella che era una nostra passione nel nostro lavoro.
Racconto spesso questa storia perché l’essere vicini alle produzioni culturali del territorio ha segnato nel tempo la nostra identità. Da sempre, infatti, oltre al occuparci della comunicazione per aziende, collaboriamo con altre associazioni, con enti e istituzioni per progetti in ambito culturale e sociale, per la tutela e la valorizzazione di persone e territori. La nostra è una comunicazione al servizio delle comunità. Questa è la nostra origine.
Come mai avete scelto questo nome?
La nostra associazione si chiamava Sur come il film del regista argentino Fernando Solanas con le bellissime musiche di Astor Piazzolla che faceva parte della prima rassegna di cinema organizzata nella nostra sede, poi quando siamo diventati cooperativa, grazie a un gioco di parole, siamo diventati “Big” Sur.
Ma Big Sur è anche un luogo, una località sulla costa della California che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Proprio dai paesaggi soleggiati della California, negli anni ‘60 e ‘70 è nato il movimento della Beat Generation fatto di anarchia, di libera creatività, e molti intellettuali e artisti che lo rappresentavano utilizzavano il viaggio come esperienza di crescita personale e di esplorazione della loro ricerca artistica. La Beat Generation ha rivoluzionato la cultura americana e ispirato i giovani di tutto il mondo. Erano gli anni in cui Jack Kerouac, uno scrittore di quella generazione, scrisse un romanzo chiamato proprio Big Sur che era il racconto di un viaggio verso un luogo mitico. A noi piaceva l’idea di associare la nostra ricerca creativa al viaggio. Per noi Big Sur è come la vostra Itaca, l’immaginario è simile.
Che rapporto avete con il quartiere San Lazzaro?
Siamo in questa sede in via Coppola, nel cuore di San Lazzaro, da venticinque anni e per questo abbiamo un rapporto molto stretto col quartiere anche perché il nostro studio è un po’ come la nostra casa, visto il tempo che ci passiamo. Abbiamo vissuto le trasformazioni del quartiere, abbiamo visto demolire il Cinema Santa Lucia per cui curavamo la comunicazione del Cineforum Cinit. Abbiamo visto nascere un palazzo e trasformare una stazione di servizio prima in un parcheggio e poi in una piazza, l’attuale piazza San Lazzaro. Nella quotidianità abbiamo stabilito molte relazioni con persone che vivono o lavorano nel quartiere, ad esempio con i gestori del bar, col parrucchiere, con il pastificio, ecc. perché sono persone che incontriamo sempre e, anche se non le conosciamo abbiamo creato una familiarità e questo ha generato un senso di appartenenza al quartiere molto forte.
Che significa per voi la creatività nella comunicazione?
Che bella questa domanda. Provo a risponderti: tutti siamo creativi, tutti abbiamo il dono di creare, con il pensiero, le parole, le immagini, la materia. Anche cucinare per gli amici o per la famiglia può diventare un atto creativo. Per qualcuno però la creatività è una necessità, un fuoco che brucia dentro, che fa sentire vivi e che bisogna esprimere perché incontenibile. Questo fuoco va alimentato, con la pratica, con lo studio, la curiosità verso la ricerca creativa degli altri, dei maestri nel presente e del passato. La creatività si nutre attraverso un esercizio quotidiano. L’abitudine è nemica della creatività perché ci si ‘accomoda’ sulle cose già conosciute. L’atto creativo ci impone di lasciare la strada sicura, di uscire dai binari per avventurarci in luoghi inesplorati. Per questo a noi piace lavorare in delle realtà cosiddette fragili e incontrare persone un po’ più bizzarre. È anche questo un modo per uscire dai nostri binari e la routine del lavoro quotidiano che svolgiamo in studio.
Il progetto che vi rende più orgogliosi?
Senza dubbi il progetto che ci rappresenta di più è ‘’La Festa di Cinema del reale’’ (www.cinemadelreale.it), un festival che nasce ed esprime l’anima di Big Sur, uno spazio di libera sperimentazione che da vent’anni dà vita a una festa di sguardi e incontri creativi per accendere le visioni del reale e promuovere il cinema più spericolato, curioso, inventivo che si possa vedere ed ascoltare.
La Festa di Cinema del reale è molto più di un festival di cinema documentario: è un’officina creativa, un laboratorio che stimola capacità immaginifiche sui luoghi e invita ad abitare piazze, palazzi storici, frantoi ipogei, conventi, chiese, cortili incastonati nei borghi più belli del Salento.
In questo evento tutti entriamo in gioco, tutti abbiamo la possibilità di esprimere qualcosa. Paolo Pisanelli che è il direttore artistico si occupa della programmazione cinematografica, io degli eventi collaterali ed espositivi oltre che della comunicazione insieme a Efrem Barrotta ed Enrico Rollo, Sergio Quarta della logistica e dell’amministrazione. Anche i tanti collaboratori negli anni sono diventati parte integrante del progetto e protagonisti di questa creazione collettiva. Questa è la bellezza che spesso le persone che lavorano con noi ci restituiscono. E anche il pubblico si sente parte di una comunità!
Quali tipologie di aziende si rivolgono alla vostra realtà?
Oltre a essere un’agenzia di comunicazione siamo anche organizzatori di eventi e il nostro percorso professionale è legato alle produzioni culturali, al teatro, al cinema, alla fotografia, alle arti visive, alla danza. Spesso i nostri clienti sono compagnie e programmatori di teatri del territorio e non solo. Ad esempio, lavoriamo per il Teatro Palladium e con delle compagnie di teatro e di danza di Roma o con progetti che hanno a che fare con il sociale. Lavoriamo con molti comuni del territorio, con istituzioni culturali per la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale.
Com’è stata la collaborazione con il castello di Corigliano?
Il Castello Volante è un progetto ancora in corso, noi siamo i gestori di quel luogo, ci occupiamo della programmazione culturale e di tutte le attività che si svolgono all’interno insieme alle cooperative CoolClub, Multiservice Eco e al Comune di Corigliano d’Otranto.
Con il Castello Volante abbiamo trasformato l’antico maniero di Corigliano d’Otranto, in Puglia, nel cuore della Grecìa salentina in un cantiere delle arti visive e performative per la riscoperta e la tutela dei beni immateriali, uno spazio per la ricerca e la pratica artistica che favorisce gli scambi creativi e il nutrimento dei pensieri che volano. Ogni anno la programmazione si arricchisce di eventi che nascono dalla collaborazione con altre realtà del territorio o con progetti internazionali, oltre a includere i festival “residenti” come la Festa di Cinema del reale e altri festival di musica, arti visive prodotti dalle imprese culturali che hanno dato vita al Castello Volante e che oggi hanno trovato casa all’interno dell’antico maniero.
Per il Castello Volante ci occupiamo anche della comunicazione e della gestione dell’infoPoint con un offerta di esperienze dentro e intorno il castello, abbiamo dato vita a un bookshop con una vetrina della produzione creativa pugliese che ospita visioni, sapori e oggetti che attingono all’immaginario del territorio e una linea di merchandising ispirato al Castello di Corigliano d’Otranto.
Che cosa significa per voi salute mentale?
Per me la salute mentale è la condizione in cui un uomo o una donna vivono uno stato di equilibrio e hanno gli strumenti per affrontare e superare momenti di malessere. Dobbiamo prenderci cura dei nostri pensieri, ascoltare le nostre emozioni e nutrirle e se viviamo un disagio abbiamo bisogno di essere aiutati.
La nostra realtà nasce con una “festa” per la chiusura dell’Ex Ospedale Psichiatrico, luogo di segregazione, non tanto lontano dal nostro quartiere, che isolava persone con malattie psichiatriche, nel 1998 venne definitivamente dismesso e aperto alla città con un grande evento di musica, incontri, proiezioni, installazioni e performance teatrali. Nel frattempo Paolo Pisanelli aveva realizzato un film documentario intervistando dei pazienti-artisti degli ex ospedali psichiatrici di Roma e Firenze. Negli anni successivi abbiamo attivato una collaborazione con la Tinaia, un centro di attività espressive di Firenze, un atelier di produzione artistica frequentato da persone con problemi psichiatrici, realizzando una collezione di artefatti, quaderni, t-shirt, poster, che riproducono alcune delle loro opere. Dal 2008 organizziamo Pe(n)sa differente, un evento e una campagna di sensibilizzazione, informazione e formazione su anoressia, bulimia, obesità coniugando incontri scientifici a eventi di teatro, danza, musica e arti visive. La creatività e l’espressione artistica possono diventare un modo per “curare” il cuore e la mente.
Ringraziamo Francesco Maggiore per questa bellissima intervista e ci sentiamo di dire che grazie alla sua testimonianza ci ha dato la possibilità di aprire una piccola grande finestra nel mondo della comunicazione e del suo impatto in ambito culturale e artistico. La loro conoscenza e le relazioni che hanno cucito partendo dal quartiere ma anche della provincia li rende un importante punto di riferimento fatto di forti legami di alleanza.