Calzoleria da Franco
Entrando nella bottega da calzolaio in via Cota 11, il primo senso a meravigliarsi è l’olfatto. Nel naso si affollano odori penetranti: gomma, colla, cuoio, metallo oliato. A seguire si sveglia la vista: scaffali pieni di scarpe, in vario stadio di usura, e un disordine, magari solo apparente, di macchinari e materiali misteriosi; verrebbe quasi il desiderio di stimolare anche il tatto, ma non lo si fa per rispetto. Sulle pareti pendono calendari di anni passati, un grande orologio fermo domina il locale e un altro, più piccolo, funziona ma sbaglia l’orario di diversi minuti: il tempo qui sembra davvero essersi fermato; sarà perché gli si sono rotte le scarpe? Ma ecco che inizia a farsi strada l’udito: Franco ha accettato di parlare con noi.
“Solo poche domande”
Il maestro è specializzato nel produrre scarpe da sposa: tutte le signore di San Lazzaro hanno marciato verso l’altare indossando le sue creazioni. Ci racconta che un regista del posto ha girato un documentario su questa bottega storica, e ancora oggi su una parete si staglia un quadro dalla cornice rossa, appeso durante le riprese: raffigura una scarpetta rossa contro la violenza di genere, circondata da lettere colorate che recitano “Calzoleria da Franco”. Ma la nostra domanda principale è stata cosa il maestro pensasse di San Lazzaro: la sua risposta non poteva che grondare d’affetto, da lui che è quasi l’incarnazione di questo quartiere. Dice che è un posto signorile, tranquillo, abitato da brave persone, ma forse un po’ troppo impazienti: il maestro tanti anni fa abitava proprio sopra la bottega, ma ha dovuto allontanarsi perché i clienti citofonavano in continuazione, anche di notte, per richiedere i suoi servigi, causandogli non pochi problemi.
Oggi su una parete si staglia un quadro dalla cornice rossa, appeso durante le riprese: raffigura una scarpetta rossa contro la violenza di genere, circondata da lettere colorate che recitano “Calzoleria da Franco
Ma per il maestro si fa ora di tornare a casa. Monta sulla bicicletta, chiude la porta dietro di sé e ci saluta calorosamente. Lo ringraziamo moltissimo, non solo per la sua gentilezza nel prestarsi a noi, ma per tutto: il suo lavoro, la sua storia. Arrivederci maestro, che il tempo si fermi ancora a lungo nella tua bottega.