Nel cuore di San Lazzaro, a Lecce, è nato un luogo che unisce sapori, ricordi e uno stile di vita consapevole. Due giovani hanno deciso di voltare pagina, lasciando alle spalle le loro carriere precedenti per dare vita a un sogno: aprire un ristorante dedicato alla cucina vegetariana e vegana, capace di conquistare anche i palati più tradizionali.
La loro scelta non è stata semplice, ma profondamente sentita. Hanno scommesso su un’idea diversa di ristorazione, dove il gusto non è sacrificato, ma esaltato da ingredienti freschi, stagionali e preparati con cura. Ogni piatto racconta una storia, spesso legata all’infanzia, alle origini brasiliane di uno di loro, e al desiderio di proporre un cibo sano ma pieno di sapore.
Oggi, grazie a Maniglia Take Away, hanno trasformato una vecchia gastronomia storica in un punto di riferimento per chi cerca qualcosa di autentico e diverso. San Lazzaro li ha accolti con calore, e ora sono pronti a restituire al quartiere tutto l’affetto ricevuto, attraverso ciò che sanno fare meglio: cucinare con amore.
Cos’è Maniglia Take Away? E che cosa significa per voi scegliere una cucina vegana o vegetariana? Quali sono le vostre specialità?
Maniglia Take Away è un progetto che avevamo in mente da molti anni e che finalmente siamo riusciti a realizzare: lo abbiamo inaugurato nel gennaio 2025. È un progetto di cucina, ma non solo. È il nostro modo di esprimere uno stile di vita.
Perché vegano e vegetariano? Perché per me è una scelta naturale: provengo da una famiglia vegetariana, ho una madre vegana, quindi il menù riflette ciò che è stato – e che è – il mio background. È una cucina che parla della mia infanzia, delle mie origini brasiliane, e che quindi include anche elementi della mia vita in Brasile.
Non è solo una questione di “vegano/vegetariano”: per noi è fondamentale offrire una cucina fresca, fatta al momento, con ingredienti di qualità. Produciamo tutto noi, tranne il pane. Il nostro obiettivo principale è proporre un cibo sano, fresco e buono.
Cosa vi ha portato a scegliere Lecce per la vostra attività? E perché proprio il quartiere San Lazzaro?
Entrambi non siamo originari di Lecce: io ho origini brasiliane, ma sono cresciuto a Milano; lei viene dal Piemonte. Ci siamo incontrati per la prima volta tre anni fa a Lido Marini, mentre cercavamo nuove esperienze di vita e lavoro.
Lui aveva già deciso di stabilirsi qui, e io l’ho seguito dopo essermi resa conto di quanto mi piacesse il posto, il modo di vivere, e l’idea di costruire qualcosa insieme a lui. È stato un valore aggiunto.
San Lazzaro ci ha accolti molto bene fin dall’inizio. È un quartiere tranquillo, residenziale, dove ci siamo sentiti subito i benvenuti. Il locale l’abbiamo trovato tramite la famiglia Renna, che lo aveva messo in affitto: era la loro ex gastronomia, un luogo storico del quartiere e della città. Ho voluto fortemente aprire proprio qui, non è stato un caso. Era un luogo che aveva già una storia, e mi piaceva l’idea di continuare quella tradizione in modo nuovo.
Che legame si sta costruendo con il quartiere?
Siamo stati accolti molto bene sin da subito, già quando abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione. Il legame si è costruito piano piano, vivendo il quartiere ogni giorno. Ora ci sentiamo parte di San Lazzaro, non solo come attività ma anche come persone.
Anche se non viviamo qui, passiamo più tempo nel locale che a casa nostra. È un po’ come se fosse diventata casa nostra.
È un po’ come una storia di migrazione al contrario: invece di andare dal sud al nord, voi avete scelto di scendere. Cosa vi ha colpiti del Salento e vi ha fatto scegliere di investire qui?
Durante la pandemia ho deciso di lasciare le grandi città. La mia formazione è nel cinema, ma ho fatto altro nella vita. Per fare quel tipo di lavoro, bisogna vivere in metropoli come Milano, Roma, Napoli, o in Brasile, San Paolo o Rio.
Ma io desideravo un posto a misura d’uomo. Dal 2012 frequento il Salento, nel 2017 ho iniziato a cambiare vita, studiando cucina e lasciando pian piano i miei vecchi lavori.
Nel 2022 ci siamo conosciuti lavorando a Lido Marini. È stato un incontro al momento giusto: entrambi stavamo cercando un cambiamento. Io ho sempre lavorato nella ristorazione, fin da quando avevo 16 anni, anche se principalmente in sala, non in cucina.
La passione per cucinare c’è sempre stata: mi piaceva farlo a casa, e poi ho scoperto che mi piace farlo anche come lavoro. Avevamo entrambi bisogno di rallentare, lasciare la frenesia delle grandi città, e qui abbiamo trovato il posto giusto.
Conoscete qualche personaggio di spicco nel quartiere?
Oltre a voi (ride), per noi ci sono tre figure molto importanti a San Lazzaro. La famiglia Renna, in particolare Stefano e Marino, hanno un ruolo storico nel quartiere.
Poi c’è Nino del Bar Olimpia, che ci ha accolti a braccia aperte. E infine Mario, il “boss” del quartiere: senza di loro, questo quartiere non sarebbe quello che è oggi. Sono stati loro, secondo noi, a dare il via alla rinascita della piazzetta e alla trasformazione della zona.
Conoscevate l’associazione Itaca prima di questa intervista?
Risposta:
Io sì, la conoscevo.
Io invece no, ma adesso sì. Ho scoperto che è presente un po’ in tutta Italia, anche grazie a voi.
Cos’è per voi la salute mentale?
(Raffael) È una definizione difficile. La buona salute mentale è l’obiettivo di tutti. C’è chi riesce a raggiungerla più facilmente, e chi ci arriva con più fatica.
Per me è fondamentale: è la base del nostro benessere, e ammiro molto il lavoro della vostra associazione, perché non è un tema scontato.
(Fatù) È difficile da definire perché tocca tantissimi aspetti. Però come diceva Raffael, tutto ciò che faccio, dalla mattina alla sera, lo faccio pensando al mio benessere mentale e fisico. È un lavoro quotidiano, da costruire nel tempo.
(Rosa) Ci sono persone che vivono disagi fin dalla nascita, o a causa di esperienze familiari o traumi subiti, come il bullismo. Non basta dire “dimentica”, perché certe ferite restano dentro.
Serve qualcuno che ti stia accanto, che ti aiuti a gestire il tuo dolore, a non autodistruggerti. Non si dimentica, è impossibile. Ma si può trasformare quel dolore, lavorarci sopra e provare a farne qualcosa di positivo.
Questi ragazzi ci hanno colpiti per la passione e l’originalità del loro lavoro, una vera novità per noi soci e socie. Il loro locale emana un profumo e un sapore unico, capace di conquistare anche chi, come noi, si avvicina per la prima volta a questo tipo di cucina.
Personalmente, quando sono entrata nel locale un pomeriggio, sono rimasta colpita dall’atmosfera accogliente e dalla gioia delle persone che arrivavano con il sorriso, felici di essere lì e di incontrare chi lavora con così tanto amore.
Ringraziamo davvero lo staff per aver risposto con tanta serenità e pazienza alle nostre domande. Sappiamo che non è facile portare avanti un’attività dedicata alla cucina vegetariana e vegana, ma è proprio grazie a progetti coraggiosi come questo che si diffonde una nuova cultura del cibo: più consapevole, più inclusiva, e soprattutto, ricca di gusto.